Campora, dal latino campus – “luogo piano” e “superficie agraria”- è un piccolissimo borgo, di 563 abitanti, caratteristico anche per la sua posizione particolarmente impervia. È situato sulla cima di una collina che domina la valle del Trenico, affluente del Calore, circondata da una forra di origine carsica con un’altitudine che varia tra 380 e 900 metri sul livello del mare.
I numerosi ritrovamenti risalenti al IV-II millennio a.c., età Eneolitica, testimoniano una presenza dell’uomo sin dalla preistoria. Il centro abitato nacque ad opera delle popolazioni sulla costa messe in fuga dalle incursioni dei Saraceni (X secolo) che si rifugiarono nel monastero basiliano dedicato a San Giorgio. Agli abitanti dell’Antica Velia si deve la costruzione di una torre fortificata per vigilare l’importante via di comunicazione che di lì passava per dirigersi al Vallo di Diano. A Campora si ricorda anche una particolare “notte” con avvincente rivolta antiunitaria, che rientra in quel fenomeno di protesta sociale che è il brigantaggio, nel 1863.
Più conosciuta come Cappella della neve, risale alla fine del ‘600, ma importante storicamente perchè pare sia stata costruita sulle rovine del Cenobio di San Giorgio, intorno al quale nacque il centro abitato come lo ritroviamo oggi, intorno al IX sec. Il santuario era un tempo meta di numerosi pellegrinaggi richiamati dalla manna miracolosa utilizzata per ungere malati nel caso di malattia grave. La manna era il velo di umidità che appannava il vetro della nicchia contenente la statua della Madonna nella cappella.
Campora è divenuto insieme ad altri centri cilentani, in virtù del suo particolare isolamento uno dei laboratori migliori per studiare quei geni che sono all’origine di alcune malattie ereditarie multifattoriali (cardiovascolari, obesità, tumori, morbo di Parkinson, Alzheimer), e di fornire i dati studiati alla scienza. Grazie ai dati rilevati a Campora, i ricercatori del CNR di Napoli hanno raccolto importanti informazioni sul gene che causa l’ipertensione.
A Campora si può ammirare un patrimonio boschivo tra i più estesi della provincia di Salerno, la cui peculiarità è data dalla colorazione bianco – rosa delle rocce. Tutto ciò alle falde del Monte Falascoso, contrafforte settentrionale del Monte Sacro. Il paesaggio boschivo è caratterizzato dalla presenza di faggeti, castagneti e cerreti, corsi d’acqua e laghetti collinari: il fiume Trenico, che nasce in località Aquaro, ed è affluente del Calore; il fiume Torno, affluente del Trenico, che nasce in località Ceraso. Il Bosco Monagna con 400 ettari di piante ad alto fusto è prevalenza del cerro. Il Bosco Mangini di 100 ettari di castagno ed ontano, la tempa Piana 75 ettari, soprattutto pini (Pinus halepensis). Campora è un punto di partenza privilegiato per escursionisti e cercatori di funghi. A Campora si trovano testimonianze dell’utilizzo diffuso nell’antichità dei Mulini ad acqua, come il Mulino “Scalone”, sul torrente Torno, affluente del fiume Calore Lucano.
Il patrimonio naturale offerto dal luogo invita a percorrere sentieri immersi nella nauta incontaminata, la cui medi difficoltà di percorrenza, è mitigata oltre che dallo spettacolo naturale, dalla possibilità di ristorarsi con l’acqua di montagna, di cui nota è la salubrità e la leggerezza.